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Dopo un lungo percorso di approfondimento, dopo anni di laboriosa, appassionata ricerca sulle tecniche della tessitura, è stato naturale approdare anche all’insegnamento. Non solo perché ad un certo punto della propria vita professionale si fa viva la necessità di trasmettere alle più giovani generazioni (ma non solo!) il proprio bagaglio di esperienze, che nel caso dell’arte della tessitura non può che avvenire in primo luogo attraverso l’insegnamento diretto, il lavoro concreto, fisico, sul telaio, ma anche perché insegnare – si sa – permette di mettere in chiaro, di “fissare” in procedure ordinate, ciò che si è maturato, a volte persino inconsapevolmente, attraverso esperimenti, ispirazioni del momento, e anche certamente molti errori “produttivi”.
Il mio primo corso è stato dedicato ai bambini. Tenuto con grande passione ed entusiasmo presso una scuola materna di Cagliari nel 1993, ha dato poi il via a molti altri, condotti sia in istituzioni pubbliche e private sia in Enti professionali, ma anche nell’ambito di Festival e manifestazioni culturali. Nel 2011 nasce la collaborazione con Tessere Incontri, associazione di Milano dedita alla tessitura e alla tintura naturale, di cui ho condiviso da subito lo spirito che la anima. Oggi ne faccio parte attivamente, non solo conducendo due corsi annuali sulle tecniche del tappeto ma anche contribuendo all’organizzazione di incontri attorno a temi tessili e di iniziative di scambio con associazioni della Sardegna.

Foto Massimo Golfieri

Un atto celebrativo, per l’arrivo di un’altra stagione. Con un racconto fotografico, una ode al mutare del tempo, fuori dal tempo.
La protagonista è una “Santa”, superstite di un culto passato.
“Rigina” delle rovine in cui è custodita.
“Muta”, in silenzio dentro la sua nicchia, ma pronta a ricevere la trasformazione.
Una grande figura femminile di dimensioni straordinarie, è la regina nelle rovine di un santuario campestre. Fuori dal tempo, in un luogo di culto delle religioni del passato, in cui superstizioni popolari incontrano verità ancestrali.
Stabile nel terreno, è come una statua silenziosa, custodita dentro la sua nicchia. Testa, mani e piedi sono avvolti da tessuti spessi, di lana, geometrie di telai, campane di bestie al collo.
Il calore di un altro giugno è arrivato, e gli strati di cui è coperta iniziano a cadere, seguendo il rituale della stagione. Celebra da sola la sua metamorfosi, in cui gli elementi floreali infestanti si dispongono lungo i tessuti, prendendo il posto della lana e coprendo la carne nuda.
Lo spazio costruito incontra la luce dell’esterno, di durata infinita per queste giornate. Crescono pennacchi sotto la gonna e la corona è imbandita di elementi floreali vivi.
La natura del luogo la veste. Il solo busto resta fasciato da un elemento tessile, per ricordare la sua precisione razionale e prepararsi a riprendere il suo posto sovrano dentro la grande nicchia, in quel luogo in rovina.

Credits:

Fotografia: Hadriana Casla

Art Direction: Silvia Mocci, Antonio V. SotgiuHadriana Casla

Testi: Antonio V. Sotgiu

Tappeti ed arazzi: Eugenia Pinna

Performer: Aldara Fernández

Location: Chiesa di San Pantaleo – Carrucana, Martis (Sardegna)

L’ Epicentro Art Gallery & Store è stato uno spazio espositivo aperto nella sola estate del 2017 da Eugenia Pinna con la pittrice Simona Tavassi e il fotografo Massimo Golfieri a San Pantaleo, paese gallurese della Costa Smeralda molto frequentato. Eugenia Pinna vi ha esposti i suoi tappeti e arazzi. È stata un’occasione per cercare il contatto diretto con il cliente, per farsi conoscere da un pubblico selezionato e un mercato nuovo.

TATO è un progetto nato dalla collaborazione con Carolina Melis per Approdi – Festa d’arte e comunità, 2014-15, nell’ambito di Mare di Danza, l’arte di vivere in viaggio.

È stato l’esito di una residenza artistica con il coinvolgimento degli abitanti di Sant’Elia a Cagliari e di Villa Verde, piccolo comune della provincia di Oristano. L’intento è stato quello di riavvicinare generazioni diverse all’arte della tessitura, favorendo la socialità in tutti i suoi aspetti.

Sono stati raccolti molti indumenti smessi che, tagliati e cuciti, sono diventati tante corde da poter tessere. Il risultato è stato un tappeto/striscia/strada lungo sei chilometri che si è concluso con una perfomance del telaio umano.

Bisbigli-quadro

Bisbigli-dettaglio

Finestre è una collezione di 3 tappeti, nata dall’incontro con Simona Tavassi, pittrice di origini romane, naturalizzata in Sardegna, cresciuta in una famiglia di artisti, da molti anni intreccia la produzione puramente pittorica con progetti di decorazione di interni.

Tre quadri: “Bisbigli” , “L’isola che non c’è”, “Bianco e nero”, diventati anche tappeti.

[…] La consueta distinzione tra belle arti e arti applicate viene quindi infranta – riportando alla mente le utopie ottocentesche di William Morris e quelle del Bauhaus, il seducente universo formale del Liberty o la moda optical degli anni Sessanta, per fare solo qualche esempio fra i molti possibili – per proporre uno scambio quasi circolare, dalla parete al pavimento e viceversa, con una dinamica in cui il punto di osservazione dall’alto si alterna a quello frontale, con esiti caleidoscopici.

Tale collaborazione è particolarmente interessante anche per aspetti legati ai materiali d’elezione delle due artiste: Tavassi, infatti, lavora con le stoffe dipinte – e non direttamente con i colori – con le quali costruisce dei paesaggi, disponendo i tessuti (di iuta o di lino) uno sull’altro, a costruire campiture di colore, quasi fosse un collage, ma con intenzioni puramente pittoriche. Tali composizioni, ispirate al mutevole paesaggio della Sardegna, diventano il tracciato per i tappeti (Francesca Gallo)

La trasposizione sul telaio tradizionale ha avuto un lungo lavoro, prima di messa in carta e poi di scelta accurata dei colori per rendere al meglio gli effetti materici del quadro.

Foto Piero Pes

B’estes è una collezione di tre animali tipici della fauna sarda: l’asino, il cinghiale e la pecora. Nate come gioco per bambini, I lanosi, creato in collaborazione con Concetta Nasonedesigner per la comunicazione visiva il cui interesse per il design, la decorazione e l’artigianato sardo, in particolare la tessitura, la portano spesso a progettare e realizzare oggetti in questi ambiti, le B’estes si sono evolute diventando oggetti-scultura preziosi e fortemente caratterizzati. Ogni pezzo è unico, un oggetto – regalo, ricordo, suggestione – che viene da un’isola, la Sardegna, e dalla naturalezza che permea la cultura della sua tradizione, che nella autenticità si radica. Le B’Estes testimoniano l’infinita capacità di rinnovamento che il sapere locale incontra quando si apre alla sperimentazione, alla ricerca di un’autenticità ancora possibile.

Il Banco di Sardegna è stato promotore e produttore dei primi esemplari.

Le B’estes sono rivestite interamente a mano, intrecciando la lana sarda su una sagoma di legno pressato, e arricchite nei dettagli dall’utilizzo di altri materiali. Fibre di sisal e filo dorato rendono irsuti i peli del cinghialini e prezioso il loro muso. Lane sottili, grosse e grossissime a uno o più capi, liscie e ritorte danno volume alle pecorelle. Lana morbida e cardata è nascosta sotto la pancia degli asinelli. 

Il nome della collezione è un gioco di parole: nella lingua sarda logodurese significa “vesti, abiti”, ma il suono rimanda anche l’italiano “bestie”. 

Misure 20 x 12 cm.

Foto Massimo Golfieri e Pierluigi Dessì

Le Manta sono copertine scaldapiedi e scaldaspalle che nascono dalla collaborazione con Paola Besana maestra e amica di lunga data.
Di pura lana sarda e tessute a tela su telai semimeccanici; la torsione naturale del filato determina l’aspetto del tessuto: sembra saia, ma è tela. La forza naturale del materiale contrasta con la semplicità della struttura tessile, è un oggetto dal carattere forte, caldo ed evocativo.

Manta richiama le antiche coperte di lana sarda, alleggerendone il materiale e lo spessore ma conservandone intatto tutto il calore, il profumo, il tatto non morbido ma pungente che evoca gli inverni sardi.

I colori del fondo e dei bordi sono naturali.

Misure 90 x 230 cm.

Foto Paola Besana